Una nuova specie di fungo crea scompiglio nell’ecosistema di una bellissima regione italiana. Ecco qual è.
La scoperta di nuove specie nel mondo dei funghi è un argomento di grande interesse, non solo per gli appassionati di micologia, ma anche per chi ama esplorare la natura. Recentemente, in Calabria, è stata segnalata la presenza della Falsa Mazza di Tamburo, un fungo tossico che potrebbe facilmente essere scambiato per la sua controparte commestibile. Scoprire come riconoscerlo e quali rischi comporta è fondamentale per la sicurezza di tutti.
La Falsa Mazza di Tamburo è una specie di fungo che ha le sue radici nei climi tropicali e sub-tropicali. Questa specie originale si è poi diffusa in diverse aree, trovando terreno fertile anche lungo la costa ionica calabrese. La sua scoperta in Italia, avvenuta per la prima volta in Sicilia nel 2005, ha destato l’attenzione per le sue potenzialità tossiche. Il micologo Ernesto Marra, all’interno dell’Ispettorato Micologico di Cosenza, ha notato un aumento preoccupante di casi di intossicazione, confermando che questa specie aliena può proliferare anche in ambienti dove non era mai stata trovata prima, favorita dal cambiamento climatico e dalle attività umane.
La sua somiglianza con la Mazza di Tamburo , un fungo apprezzato e commestibile, rende la Falsa Mazza di Tamburo un grande rischio per chi non è esperto. È facile da confondere, essendo simili nei colori e nella forma, con la differenza principale che il gambo della specie tossica è liscio e chiaro, mentre quello della varietà commestibile presenta striature più scure. L’errore di raccoglierlo può costare caro perché il suo consumo provoca sintomi gravi, tra cui nausea e vertigini. È importante sapere che la sua diffusione non è limitata alla Calabria, ma interessa anche altre regioni del Sud Italia così come varie aree del mondo.
Come riconoscere la falsa mazza di tamburo
Per chi è abituato a raccogliere funghi, avere occhio per le differenze può fare la differenza tra un pranzo gustoso e una potenziale intossicazione. La Falsa Mazza di Tamburo si presenta con un cappello che ha una colorazione bianca, ricoperto da piccole squame marroncine. Le lamelle sottostanti cambiano di colore da bianco a una tonalità verdognola mentre maturano. Il suo nome scientifico, Chlorophyllum, deriva dal colore verde delle spore che sono diverse rispetto a quelle della Mazza di Tamburo commestibile. Quest’ultima, invece, è caratterizzata da un gambo zebrato e colorato, facilitando il riconoscimento.
Inoltre, la Falsa Mazza di Tamburo cresce in una grande varietà di terreni, da giardini a pascoli e anche sulle spiagge dopo intense piogge. Questa adattabilità la rende ancora più insidiosa, poiché può trovarsi in luoghi dove ci si potrebbe aspettare di raccogliere funghi sicuri per il consumo. Per un appassionato di funghi, armarsi di conoscenze e attenzione è indispensabile: facendo attenzione alle diverse caratteristiche e consultando esperti se necessario, è possibile evitare spiacevoli sorprese.
I sintomi dell’intossicazione e la sindrome di morgana
Quando si parla della Falsa Mazza di Tamburo, è fondamentale menzionare i rischi legati alla sua ingestione. L’intossicazione causata da questa specie è nota come “sindrome di Morgana”. Un nome curioso, che trae ispirazione dai leggendari sortilegi della figura mitologica. I primi segnali si manifestano generalmente entro due ore dall’ingestione e includono nausea e vomito. In alcuni casi, il vomito può contenere tracce di sangue, segno di un avvelenamento significativo.
I sintomi non si limitano però all’apparato gastrointestinale. Vertigini e crampi muscolari possono manifestarsi, lasciando la persona debilitata per giorni. È interessante notare che, sebbene la tossina presente nel fungo sia termolabile, ciò significa che può essere distrutta dal calore, una cottura a temperature elevate per un lungo periodo potrebbe ridurre il rischio, ma la cautela è sempre consigliata.
In caso di dubbi o malesseri dopo l’ingestione di funghi, è cruciale recarsi immediatamente al Pronto Soccorso, portando con sé eventuali resti, sia crudi che cotti, per facilitare il lavoro dei medici. La rapidità dell’intervento è spesso un fattore chiave per evitare danni gravi al corpo.
Raccomandazioni per una raccolta sicura dei funghi
La stagione autunnale è conosciuta come il periodo ideale per la raccolta dei funghi, ma è anche fondamentale approcciarsi a questa attività con la giusta preparazione. Chi desidera raccogliere funghi deve possedere competenze appropriate, idealmente un patentino che attesti la capacità di riconoscere le varie specie. L’errore di misidentificazione di un fungo tossico può avere conseguenze gravi, talvolta fatali. Ogni anno, in Europa, si registrano circa 100 morti a causa di avvelenamenti da funghi, ponendo l’accento sull’importanza di conoscere bene quelli che si desidera raccogliere.
Differenze minime tra specie, come la forma, il colore e altre caratteristiche, possono essere determinanti per la sicurezza. Inoltre, è da considerare che alcune persone potrebbero sviluppare una sensibilità ai funghi col passare del tempo, ed è questa sensibilità che a volte può rendere un fungo commestibile deleterio per alcuni. È sempre meglio essere cauti e correre il minor rischio possibile, evitando di consumare funghi sconosciuti o non controllati da esperti. Una volta raccolti, i funghi devono essere conservati in modo adeguato e non vanno mai somministrati ai bambini o a donne in gravidanza senza consultare un professionista. L’attenzione per le piccole cose può fare la differenza tra un’esperienza culinaria negativa e il semplice piacere di un buon pasto.