A Montevarchi, comune in provincia di Arezzo, è scoppiata una polemica riguardante il nuovo regolamento comunale relativo ai servizi mensa per gli alunni delle scuole statali. Il provvedimento stabilisce che gli alunni delle famiglie che non hanno pagato la tariffa mensile dovranno accontentarsi di un menù alternativo, rappresentato da una semplice “fettunta“, ovvero pane con olio d’oliva, anziché il consueto pasto completo. Le famiglie morose hanno ricevuto una proroga di un mese per regolarizzare i propri debiti, evitando al momento la modifica del servizio.
Le ragioni del provvedimento comunale
La sindaca Silvia Chiassai Martini, che guida una giunta di centrodestra, ha giustificato la decisione con la necessità di recuperare un deficit significativo nel bilancio comunale, che ha raggiunto i 85.000 euro entro il secondo quadrimestre dell’anno. Questo buco di bilancio è stato causato principalmente dalle rette scolastiche non pagate da settembre a oggi. Per far fronte a questa situazione, l’amministrazione ha deciso di applicare sanzioni ai genitori morosi, sperando così di rientrare nei costi.
Tuttavia, la tempestiva reazione delle scuole e della comunità ha costretto il Comune a concedere un ulteriore mese di tempo alle famiglie per saldare i debiti, preservando temporaneamente il diritto di accesso al pasto completo per gli alunni. Nonostante il rinvio, è chiaro che se le famiglie non si attiveranno per risolvere la situazione entro il termine stabilito, dovranno far fronte alla nuova regola del menù ridotto.
La posizione delle scuole e delle famiglie
Durante l’emergenza, i consigli di istituto delle scuole locali si sono riuniti d’urgenza per discutere la situazione. L’assemblea della scuola “Magiotti” ha approvato all’unanimità un documento in cui si afferma che “la mensa fa parte del monte ore scolastico e pertanto è un diritto garantito dalla Costituzione”. Le scuole sottolineano l’importanza di distinguere tra i ruoli di gestione del Comune e quelli della scuola, ponendo l’accento sul fatto che spetta all’amministrazione comunale la gestione delle rette e il recupero dei crediti.
Un altro istituto, la “Mochi”, ha deciso di esprimere le proprie preoccupazioni in una lettera ufficiale inviata al Comune, in cui si chiedeva una revisione delle misure adottate connesse al pagamento delle mense. Queste varie posizioni mostrano un forte sostegno per i diritti degli studenti, evidenziando la delicatezza della questione dei pasti scolastici, che dovrebbe rimanere al di fuori di dispute legate a difficoltà economiche.
Reazioni e dibattito politico
Dalla parte della sindaca, l’amministrazione ha ricevuto forti critiche da parte di numerosi esponenti politici. Chiassai Martini ha difeso la propria posizione affermando che la richiesta di pagamento è rivolta a famiglie in grado di sostenere le spese ma che stanno cercando di evitare il pagamento. Ha anche evidenziato che le famiglie già esentate dal pagamento sulla base del reddito Isee non sono coinvolte nelle misure restrittive.
I rappresentanti del Partito Democratico hanno commentato le scelte della giunta con parole durissime, ritenendo che l’amministrazione stia agendo con severità nei confronti dei bambini. Il portavoce Diego Blasi e la responsabile della Scuola Simona Querci hanno ribadito che il provvedimento rappresenta un’inversione di tendenza positiva, grazie alle pressioni politiche esercitate da loro. A loro avviso, la decisione iniziale del Comune di applicare la sanzione era immorale e inadeguata.
Anche i concorrenti di M5S e Avs hanno criticato l’amministrazione per la decisione, indicando che l’azione intrapresa può contribuire a creare situazioni di esclusione per i bambini in difficoltà economica, perpetuando forme di discriminazione.
Questo evento ha riacceso un dibattito più ampio sull’accesso ai servizi scolastici e sull’importanza della mensa come parte integrante del percorso educativo, invitando a riflessioni su possibili soluzioni alternative che possano garantire il diritto allo studio senza penalizzare le famiglie in difficoltà.