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Daspo in corsia: cosa si rischia per chi aggredisce i medici

Spunta il daspo per chi aggredisce medici e infermieri: 3 anni senza cure gratis.

In un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza degli operatori sanitari, emerge una proposta legislativa che potrebbe segnare una svolta significativa nella lotta contro le aggressioni nei confronti di medici e infermieri. L’idea, avanzata da Fratelli d’Italia, prevede l’introduzione di un “daspo sanitario“, che limiterebbe l’accesso alle cure gratuite del Servizio Sanitario Nazionale per gli autori di tali violenze.

Daspo in corsia (Bajo.it)

Il dibattito su misure più severe arriva in seguito a episodi di violenza estrema, come quello verificatosi presso l’ospedale Riuniti di Foggia. Qui, un gruppo di persone ha aggredito il personale sanitario in seguito al decesso di una paziente durante un intervento chirurgico. Questa aggressione ha portato alla mobilitazione della magistratura e ha riacceso i riflettori sulla sicurezza nelle strutture sanitarie.

Il daspo per chi aggredisce medici e infermieri

La proposta legislativa presentata mira a disincentivare le aggressioni attraverso la sospensione della gratuità delle cure programmate (ad eccezione delle urgenze) per tre anni nei confronti degli aggressori. Questa misura si accompagna all’intenzione di reinvestire i risparmi derivanti in ulteriori misure di sicurezza negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie.

Cosa si rischia (Bajo.it)

Di fronte all’aumento delle violenze, alcuni hanno suggerito soluzioni drastiche come l’intervento dell’esercito negli ospedali o l’utilizzo del fermo da parte delle forze dell’ordine. Il sindacato Nursing up evidenzia una situazione ormai insostenibile, con decine di episodi violenti registrati solo nell’ultimo mese.

16mila aggressioni nel 2023: la risposta del sistema sanitario

Con circa 16mila episodi registrati nel solo anno 2023, il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario assume dimensioni preoccupanti. La reazione del sistema sanitario include non solo proposte legislative come quella del “daspo”, ma anche appelli a una maggiore consapevolezza culturale riguardo al ruolo fondamentale degli operatori sanitari nella società.

La situazione attuale richiede quindi un approccio multidimensionale che combini deterrenza legale con interventi culturali ed educativi. Solo così sarà possibile garantire la sicurezza degli operatori sanitari e assicurare che possano continuare a svolgere il loro prezioso lavoro senza timore di violenze o intimidazioni.

Roberto Arciola

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