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Fenomeno terrestre…o extraterrestre? I “buchi” nel terreno che mandano in crisi i ricercatori moderni

Un recente studio suggerisce che i crateri siberiani siano causati da esplosioni di gas idrati, rivelando il legame tra riscaldamento globale e rilascio di metano nel permafrost.

Sono delle vere e proprie voragini. I ricercatori spiegano l’origine dei buchi nel permafrost siberiano. 

Queste formazioni, che hanno catturato l’attenzione di scienziati e media di tutto il mondo, sollevano domande su come il riscaldamento globale stia influenzando il nostro pianeta. Lo studio recente pubblicato su “Geophysical Research Letters” offre una nuova teoria affascinante riguardo alla loro origine, suggerendo che le esplosioni di gas idrati possano essere il motore di questi buchi giganteschi. Andiamo a esplorare cosa si cela dietro a questo mistero siberiano.

Il primo cratere: un’apertura nell’ignoto

Tutto ebbe inizio nel 2013 quando il primo cratere apparve sulla penisola dello Yamal, una remota regione del nord-ovest della Siberia. Con un diametro di circa 30 metri, fu immediatamente oggetto di attenzione mediatica. I ricercatori e gli studiosi furono investiti da domande. Come poteva un’apertura di tale grandezza apparire così all’improvviso? Le immagini di questo cratere, circondato da un anello di detriti largo circa 20 metri, suscitarono un misto di stupore e timore. Nessun segno di attività umana poteva giustificare la formazione di quelle strane cavità. Inoltre, ebbe luogo senza alcuna traccia di un possibile impatto meteorico.

Negli anni successivi, vari altri crateri vennero scoperti in quella stessa area, tutti con caratteristiche similari, amplificando il mistero. Gli scienziati iniziarono a teorizzare che questo fenomeno fosse direttamente legato al rilascio di metano, un gas noto per la sua potenza e il suo impatto sull’ambiente. La scoperta di tracce di metano nel fondale di questi crateri suggeriva che dietro a questi eventi ci fosse un legame intrinseco con i gas idrati confinati nel permafrost. Ma cosa stavano rivelando questi crateri sulla salita delle temperature globali e sul destino della tundra siberiana?

L’ipotesi dell’osmosi: un meccanismo sorprendente

Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge ha illuminato questo fenomeno attraverso un’affascinante ipotesi: i crateri potrebbero formarsi come risultato di un processo di osmosi. Questo meccanismo avviene quando l’acqua di fusione si infila nel sottosuolo, interagendo con le lenti di acqua salata note come criopeg, che si trovano a circa 50 metri di profondità. Le variazioni di pressione, quindi, avrebbero il potere di fratturare il terreno congelato, provocando il rilascio di gas idrati di metano in modo drammatico.

Il permafrost siberiano, una sorta di terra ghiacciata che si estende per chilometri, è costituito da una complessa rete di suoli argillosi. Questi suoli raggiungono spessori notevoli per oltre 300 metri. Sotto il permafrost si trovano le lenti salate che, grazie alla loro composizione chimica, abbassano il punto di congelamento dell’acqua. L’acqua che si scioglie trova quindi una strada per infiltrarsi e generare una reazione a catena. Man mano che la pressione aumenta e il ghiaccio cede, una sorta di esplosione fisica potrebbe avvenire in superficie, dissipando metano nell’atmosfera.

Cratere di Yamal Siberia
Il Cratere di Yamal situato in Siberia, Russia! (iStock) – Bajo.it

Questi eventi sembrano non essere causati da fonti di calore esterne, ma sono piuttosto il risultato di processi naturali. Infatti, la ricerca suggerisce che l’assenza di forti segni di calore, e la presenza di metano, dimostri che l’origine di tali esplosioni è da ricondurre a fattori fisici e non chimici.

Il legame con il riscaldamento globale

La questione del riscaldamento globale è fondamentale per la comprensione di questi crateri siberiani. Dal 1980, l’area ha mostrato un aumento delle temperature medie, il che ha portato a una trasformazione stagionale del permafrost. Il cosiddetto livello attivo superficiale si espande, portando con sé l’acqua che si muove, grazie all’osmosi, verso i criopeg. Ma cosa comporta questo incessante cambiamento del clima?

Il movimento dell’acqua e l’aumento della pressione portano, come già accennato, alla fratturazione dei terreni ghiacciati. Questo processo, che può richiedere decenni, si conclude con una liberazione di metano che non solo segna un evento esplosivo locale, ma ha anche implicazioni globali. La formazione di questi crateri è più di un semplice effetto locale: è un chiaro campanello d’allarme. L’emissione di gas serra da questi eventi contribuisce alla continua accelerazione del riscaldamento globale, dimostrando la fragile interconnessione tra gli attivatori naturali e le attività umane.

Questa ricerca mette in luce un aspetto critico dell’impatto del clima sul nostro pianeta. Gli scienziati avvertono che, sebbene le esplosioni siano fenomeni rari, il rilascio di metano da questi crateri rappresenta un rischio significativo per l’equilibrio climatico, rendendo necessaria un’analisi approfondita e strategie innovative per gestire la nostra interazione con l’ambiente.