Come curare al meglio questa malattia senza troppe conseguenza. E’ in Italia da davvero un sacco di tempo, come combatterla.
L’8 novembre 2024 ha suscitato preoccupazioni nel mondo della salute pubblica, in particolare a Verona, dove è stato segnalato un caso di malaria. Inizialmente ritenuto un caso autoctono, in seguito è stato rivalutato e classificato come importato. Questa malattia, scomparsa in Italia dal 1970, continua a destare inquietudine tra le autorità sanitarie, soprattutto considerando che la presenza di un caso locale potrebbe far riemergere scenari di contagio e diffusione. L’attenzione è ora rivolta a comprendere meglio la malaria, che non si trasmette da persona a persona ma attraverso le zanzare del genere Anopheles. Ma cos’è questa malattia, e quali sono le implicazioni della segnalazione a Verona?
La malaria è una malattia infettiva causata da protozoi del genere Plasmodium. Ci sono varie specie di plasmodi che colpiscono l’uomo, ma il più comune è senza dubbio il Plasmodium falciparum, il quale presenta un notevole pericolo. Questo patogeno non solo invadisce i globuli rossi, ma può provocare gravi ostruzioni nei capillari di vario tipo. La malaria è diffusa in diverse regioni del mondo, tra cui Africa, America Latina, Asia e alcune parti del Medio Oriente, e ha una lunga storia di assenza in Italia, dove era un grosso problema fino a circa cinquant’anni fa.
Per contrarre la malaria, è fondamentale l’intervento delle zanzare Anopheles. Questo significa che non si può contrarre la malattia semplicemente stando a contatto con una persona infetta. Le femmine di Anopheles, quando punge un individuo malato, assorbono il plasmodio attraverso il sangue. Successivamente, il patogeno si sviluppa all’interno dell’insetto e, quando quest’ultimo colpisce un nuovo ospite, trasmette le cellule infettive che si insediano nel fegato, per poi oltrepassare nel flusso sanguigno. Da quel punto in poi inizia il ciclo maledetto: i globuli rossi vengono invasi e distrutti, causando una serie di problematiche per la salute dell’individuo.
Nel mondo ci sono circa settanta specie di Anopheles che possono diffondere la malaria. Di queste, sei sono particolarmente attive in Europa. Malgrado una forte diminuzione dei casi a livello globale nel ventesimo secolo, grazie a programmi di controllo dell’OMS, il rischio di reintroduzione della malattia in Europa è un tema di grande preoccupazione. Già a partire dagli anni ’90, diversi paesi come Germania e Spagna hanno segnalato episodi autoctoni. Un allerta che non deve essere sottovalutata, visto che il Ministero della Salute in Italia mantiene un sistema di sorveglianza attivo.
Sintomi della malaria e pericoli connessi
I sintomi dopo l’infezione da malaria compaiono dopo un intervallo che va dai sette ai quindici giorni. Questa tempistica può variare in base alla specie di plasmodium che ha infettato l’individuo. I sintomi principali includono febbre alta, nausea e mal di testa, ma non sono l’unica preoccupazione. Uno dei segni più gravi di questa malattia è l’anemia, generata dalla distruzione dei globuli rossi.
L’ostruzione dei capillari cerebrali e il sovraccarico di organi interni come reni e fegato possono portare a situazioni cliniche allarmanti, visibili in forme di insufficienza, edema polmonare e, nei casi più gravi, coma e morte. La complessità della malaria la rende difficile da diagnosticare e, di conseguenza, risulta cruciale che chiunque abbia viaggiato in aree a rischio presti attenzione ai sintomi e contatti immediatamente le strutture sanitarie.
In Italia, la notifica dei sintomi sospetti è un obbligo. La comunità medica deve essere sempre all’erta, poiché la malaria può avere conseguenze devastanti se non trattata con tempestività. Ciò rende ancora più fondamentale il lavoro di prevenzione e sorveglianza da parte delle autorità sanitarie. Ogni caso segnalato e ogni sintomo riconosciuto sono essenziali per fermare l’eventuale diffusione della malattia nel territorio.
Cure e misure di profilassi per la malaria
La buona notizia è che la malaria è curabile, e il trattamento solitamente prende forma attraverso farmaci antimalarici che agiscono sul ciclo di vita del plasmodio. Tra i più utilizzati c’è la clorochina, ma in situazioni di resistenza del parassita, si ricorre ad altri come l’artemisinina o il chinino. Questi medicinali si sono dimostrati efficaci in numerosi casi, sebbene la tempestività rimanga un fattore cruciale.
Se si è in procinto di viaggiare in paesi dove la malaria è endemica, è essenziale essere informati sui rischi e sulle misure di prevenzione. L’uso di zanzariere, repellenti cutanei e pratiche di igiene rappresentano un importante baluardo. Negli ultimi anni si è investito anche nello sviluppo di vaccini antimalarici, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha iniziato a utilizzare un vaccino specifico per i bambini in contesti ad alto rischio, soprattutto in Africa.
Adottare misure preventive è fondamentale non solo per proteggere se stessi, ma anche per impedirne la diffusione. Anche se la malaria non è endemica in molti dei posti in cui la gente vive, è importante tenere alta l’attenzione, facendo attenzione a eventuali sintomi ed essendo pronti a rispondere a un eventuale contagio. Il sistema di sorveglianza attivo è essenziale, e la collaborazione tra le varie autorità è determinante per fronteggiare questa malattia.