La questione sulla possibilità per gli infermieri di svolgere attività lavorativa al di fuori dell’orario di servizio è al centro di un acceso dibattito in Italia. Durante le trattative per il nuovo contratto di lavoro del comparto sanitario, i sindacati stanno chiedendo l’inserimento di una norma che consenta a queste professioni di guadagnare un’ulteriore entrata economica, dando voce alle esigenze di una categoria essenziale del sistema sanitario.
Attualmente, gli infermieri hanno la facoltà di svolgere altri lavori, ma questa possibilità non è formalmente sancita nel contratto di lavoro. Sebbene la legge consenta ai professionisti del settore sanitario di esercitare attività lavorative al di fuori del servizio, inclusa la libera professione, la mancanza di una chiara definizione contrattuale porta a interpretazioni diverse della norma. Tale incertezza può generare confusione e limiti, creando delle restrizioni che non rispecchiano le potenzialità professionali degli infermieri.
Andrea Bottega, segretario del sindacato Nursind, ha chiarito che il contratto in discussione dovrebbe recepire quanto già stabilito dalla legge. Infatti, attualmente è consentito che gli infermieri svolgano attività lavorative diverse, con previa autorizzazione, ma questa opportunità non trova riscontro nelle bozze contrattuali passate. Infatti, erano state presentate formulazioni che limitavano il lavoro extra a ruoli attinenti esclusivamente all’attività infermieristica, escludendo la possibilità di esplorare altre competenze.
La legge in vigore stabilisce che gli infermieri possono intraprendere qualsiasi attività lavorativa, rimuovendo in questo modo le incompatibilità. Tuttavia, le precedenti bozze contrattuali riflettevano un’interpretazione restrittiva, limitando le attività lavorative agli ambiti professionali specifici. Questa situazione ha suscitato preoccupazione tra le organizzazioni sindacali, che evidenziano come tale rigidità possa ostacolare opportunità lavorative per gli infermieri.
Ad esempio, chi ha un background in informatica dovrebbe avere la possibilità di lavorare in tale campo, se necessario, senza subire limitazioni per la sua professione principale. La richiesta è quella di far rientrare nel nuovo contratto la specifica norma per evitare ambiguità che potrebbero portare a divergenze di interpretazione tra le aziende sanitarie regionali.
Il Nursind ha fatto leva su queste problematiche per chiedere una ristrutturazione della bozza del contratto in corso di definizione. Bottega ha affermato che la mancanza di una chiara regolamentazione del lavoro extra rappresenta una restrizione che non favorisce la categoria, soprattutto in un periodo in cui molti professionisti sono spinti a cercare opportunità alternative dati i guadagni insufficienti del loro lavoro attuale.
Anche se il lavoro extra potrebbe rappresentare una possibilità di guadagno ulteriore per chi si trova in situazioni economiche difficili, la questione principale rimane la necessità di migliorare gli stipendi e le condizioni lavorative complessive degli infermieri. Se le trattative porteranno alla reintroduzione di norme più favorevoli, si potrebbe contribuire a ridurre il fenomeno dell’abbandono della professione, che è ancora molto rilevante nel settore sanitario.
La battaglia per i diritti degli infermieri è ben lontana dall’essere conclusa, ma la messa in discussione di queste normative potrebbe rappresentare un passo avanti significativo nella valorizzazione del lavoro sanitario in Italia.
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