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La protesta dei ferrovieri dopo l’aggressione: non è un caso isolato, succede di continuo

Dopo l’accoltellamento del capotreno, i macchinisti protestano: non è successo solo una volta… 

Le ferrovie italiane, simbolo di mobilità e connessione, nascondono una realtà allarmante: ogni giorno, il personale ferroviario deve affrontare aggressioni e atti di violenza. Un recente episodio che ha catalizzato l’attenzione è l’accoltellamento del capotreno Rosario Ventura, avvenuto a Genova per mano di due viaggiatori privi di biglietto. Questa situazione ha spinto il personale a uno sciopero di otto ore, bloccando i treni su tutto il territorio nazionale. Le statistiche parlano chiaro: il segretario del sindacato Uiltrasporti, Roberto Napoleoni, segnala che in media più di 300 aggressioni si verificano ogni anno. Scopriamo insieme questa drammatica situazione che non può più essere ignorata.

Aumento delle aggressioni: un trend preoccupante

Uno sguardo ai dati forniti da Roberto Napoleoni rivela un ritratto inquietante della sicurezza sul lavoro nel settore ferroviario. Con oltre 300 aggressioni segnalate ogni anno, il personale ferroviario vive in uno stato di continua ansia. Tuttavia, nel 2024, le aggressioni denunciate hanno registrato una diminuzione del 19% rispetto all’anno precedente, secondo quanto riportato da Fs Security. Ma questa apparente riduzione potrebbe celare una realtà più complessa.

Come sottolineato dallo stesso Napoleoni, è fondamentale interrogarsi se siano aumentate le denunce o se, piuttosto, il numero di aggressioni sia effettivamente calato. È importante notare che, nonostante il calo apparente, rimane pressoché invariata la media di un’incidente al giorno. Questo nonostante molti casi non vengano mai denunciati, a causa della paura o della sottovalutazione delle violenze, incluse minacce e aggressioni verbali. La preoccupazione per la sicurezza del personale è tangibile in un contesto in cui i numeri continuano a raccontare storie di violenza e sfida quotidiana.

Le azioni di contrasto e i risultati non soddisfacenti

Negli ultimi anni, ci sono state diverse iniziative per contrastare questa spirale di violenza, tra cui la nascita di Fs Security, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Come ha dichiarato Napoleoni, le aggressioni sono rimaste costanti, dei veri e propri segni di un problema che sembra irrisolvibile. Le politiche di sicurezza adottate fino ad ora non sembrano offrire una risposta adeguata alla crescente violenza.

Allarme violenza sui treni: il personale ne ha abbastanza – Bajo.it

La situazione è solo peggiorata dal 2020, quando la pandemia ha amplificato le tensioni sociali. Molti lavoratori riferiscono che le aggressioni che sperimentano sono diventate sempre più gravi e crudeli. Il caso di Rosario Ventura ha suscitato grande preoccupazione tra i colleghi, non solo per la violenza in sé, ma per il motivo che ha scatenato l’attacco. Sebbene il capotreno stesse semplicemente svolgendo il proprio dovere, la reazione degli aggressori è stata sproporzionata e del tutto ingiustificata. Questo episodio sottolinea quanto sia cruciale affrontare il tema della sicurezza in modo serio e diretto.

Un problema culturale da affrontare

Secondo il segretario Napoleoni, la soluzione non si limita a migliorare la sorveglianza delle stazioni e dei treni. È necessaria una vera e propria “guerra” educativa per affrontare la cultura della violenza che sembra diffondersi tra i giovani. La questione non è solo di sicurezza, ma di un cambiamento profondo, che deve partire dalla società nel suo insieme. L’idea che un giovane possa aggredire un lavoratore con un coltello rappresenta un forte campanello d’allarme per il nostro tessuto sociale.

Ogni giorno il sindacato raccoglie segnalazioni da parte di membri del personale ferroviario che raccontano esperienze di violenza simili a quella di Ventura. E, dati alla mano, le aggressioni fisiche, dal semplice spintone a violenze più gravi, sono una realtà quotidiana. Questo clima di paura ha lasciato il segno ed è ormai evidente quanto sia necessario un cambiamento profondo e strutturale, non solo a livello di polizia ma anche nella mentalità collettiva. È fondamentale che oltre a misure immediate vengano pensate politiche a lungo termine per cambiare questa drammatica situazione che coinvolge quotidianamente i lavoratori delle ferrovie.

Manfredi Falcetta

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