Lavoratori in protesta a Genova: morte di Lorenzo Bertanelli accende la rabbia

A Genova, i lavoratori delle Riparazioni Navali protestano per la sicurezza sul lavoro dopo la morte di un carpentiere, chiedendo interventi urgenti alle istituzioni per prevenire tragedie simili.

A Genova, la questione della sicurezza sul lavoro torna a essere al centro dell’attenzione dopo la tragica morte di Lorenzo Bertanelli, un carpentiere di soli 36 anni, travolto da una pesante elica mentre svolgeva il suo lavoro nel Bacino 2 di Ente Bacini. Questo episodio ha spinto i lavoratori delle Riparazioni Navali a organizzare un corteo partito da Piazza Cavour, destinato al Palazzo del Governo, per chiedere a gran voce spiegazioni alle istituzioni, alla politica e alle aziende coinvolte. “Non è possibile che continuino a ripetersi queste morti sul lavoro,” ha affermato Stefano Bonazzi, segretario della Fiom Cgil di Genova, sottolineando l’urgenza di un intervento concreto per fermare questa strage silenziosa.

Una protesta che grida giustizia

Il corteo, composto da centinaia di lavoratori, rappresenta una risposta forte e chiara alla crescente insoddisfazione riguardo alle misure di sicurezza negli ambienti di lavoro. I lavoratori hanno espresso la loro rabbia, scendendo in sciopero in due occasioni consecutive. Stefano Bonazzi ha evidenziato come la situazione stia diventando insostenibile: “Sono tre morti al giorno in tutto il 2024, e questo è il secondo caso di decesso avvenuto nel porto entro un mese.” La richiesta è chiara: un impegno reale per garantire ambienti di lavoro più sicuri e prevenire morti evitabili.

La comunità dei lavoratori non si limita a lamentarsi, ma chiede cambiamenti strutturali che possano fornire loro gli strumenti necessari per migliorare la sicurezza. L’emozione e la frustrazione si mescolano a una determinazione da parte dei lavoratori di non accettare più questa situazione.

L’urgenza di riformare la sicurezza sul lavoro

Bonazzi ha chiesto un potenziamento del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, evidenziando la necessità di dare loro maggiori poteri all’interno delle aziende. “Serve una chiara distinzione dei ruoli tra le aziende dirette e quelle in subappalto,” ha dichiarato, sottolineando come questa interferenza possa mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori. La proposta di Bonazzi è che i rappresentanti dei lavoratori ottengano una maggiore agibilità per poter monitorare efficacemente le condizioni lavorative.

Le sezioni sindacali stanno alzando la voce, intenzionate a valorizzare le esperienze e i casi di successo nel settore della sicurezza. Bonazzi ha enfatizzato che le misure di sicurezza possono e devono essere migliorate, poiché esistono già pratiche efficaci in atto in altre realtà lavorative. È fondamentale avviare un percorso concreto che porti a soluzioni durature per proteggere la vita dei lavoratori.

Un appello alle istituzioni

Con il corteo che si dirige verso la prefettura di Genova, i lavoratori chiedono un intervento immediato e risolutivo da parte delle istituzioni. Non è solo una questione di lavoro, ma di dignità e vita: “È ora di agire – afferma Bonazzi – non possiamo più tollerare che accadano tragedie come quella di Lorenzo.” La collettività guarda verso la politica e le istituzioni locali, affinché si attivino immediatamente per garantire che simili incidenti non avvengano più.

La situazione richiede un’attenzione significativa e il governo locale deve rispondere prontamente alle richieste di maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. La speranza dei lavoratori è che questa manifestazione non sia solo l’ennesima protesta, ma un passo cruciale verso la creazione di un ambiente di lavoro più sicuro per tutti. I lavoratori di Genova, con le loro voci unite, vogliono che questa volta si ascolti il loro grido e che si prenda davvero sul serio la questione della sicurezza sul lavoro.

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