Le automobili a guida autonoma sono sicuramente una tecnologia che fa discutere già adesso: ecco come convincere gli scettici.
Il panorama delle automobili a guida completamente autonoma si sta espandendo rapidamente, promettendo miglioramenti significativi in fatto di sicurezza stradale, accessibilità e sostenibilità energetica. Tuttavia, questo sviluppo non è privo di sfide. La società è infatti chiamata a riflettere su complesse questioni etiche e di ingegneria per garantire prestazioni che possano rispondere alle attese collettive. Mentre oggi possiamo già avvalerci di veicoli che offrono una guida parziale autonoma, i veicoli completamente autonomi devono ancora superare diversi ostacoli per diventare una realtà diffusa.
Nel tentativo di comprendere le peculiarità delle scelte etiche che potrebbero essere integrate nei veicoli autonomi, il MIT ha condotto nel 2018 un’iniziativa chiamata “The Moral Machine experiment.” Questo studio ha raccolto oltre 39 milioni di risposte da persone di 233 Paesi, rendendolo uno dei più vasti nella sua categoria. Gli utenti sono stati posti di fronte a scenari di incidenti inevitabili, con due esiti mortali possibili. Costretti a scegliere, si trattava di salvare il conducente della vettura o un pedone, se pur fosse un ragazzino, ognuno di queste situazioni ha evidenziato variegate scelte etiche.
Gli scenari presentati richiamano alla mente il famoso “Trolley Problem,” una questione etica che esplora la moralità di sacrificare una vita per salvarne altre. Facendo un esempio concreto, un veicolo autonomo dovrebbe decidere se deviare e dunque mettere a rischio varie altre persone, o proseguire sulla sua corsia rischiando di ferire i passeggeri a bordo. Qual è realmente la scelta giusta? Questa altra riflessione sul dilemma etico si pone in un contesto in cui ogni decisione porta con sé conseguenze difficili da digerire.
La piattaforma The Moral Machine ha delineato una serie di dilemmi in cui gli utenti dovevano scegliere chi salvare in situazioni di emergenza, spingendo così ad esaminare la vita umana e animale. I risultati, nel loro insieme, hanno mostrato che la maggioranza delle persone tende a salvare gli esseri umani piuttosto che gli animali e preferisce, generalmente, salvare il numero maggiore di vite, dando una priorità particolare ai giovani rispetto agli anziani, ma tutto ciò varia notevolmente a seconda delle culture e delle nazioni.
Emblematicamente, le aree geografiche si suddividono in tre categorie principali: occidentale, orientale e meridionale, ognuna con gerarchie morali peculiari. Nei Paesi orientali, per esempio, si osserva una maggiore protezione per gli anziani, mentre in quelli occidentali, caratterizzati da un individualismo marcato, il valore attribuito al numero di vite salvate prende il sopravvento. Tradotto in pratica, queste differenze culturali rendono arduo definire principi etici universali e applicabili a livello globale, rendendo la creazione di un codice etico per le auto delle vere corsie di conflitto.
Nonostante ci si concentri su queste situazioni improvvise e fatali, è necessario ricordare che la maggior parte degli incidenti stradali non presenta esiti mortali. In questo contesto, l’elemento ingegneristico entra in gioco, ponendo l’accento sull’importanza di evitare i sinistri prima ancora che si verifichino.
L’innovazione tecnologica si spinge in avanti e, tra i diversi sviluppi, troviamo algoritmi “etici” in grado di pianificare le traiettorie dei veicoli autonomi. Uno di questi, elaborato dall’università di Monaco, rispecchia i principi etici raccomandati dall’Unione Europea e mira a stabilire un livello di rischio accettabile. Questo sistema si propone di minimizzare i rischi e di trattare equamente tutti gli utenti della strada.
Prendendo il via da un approccio molto pratico, l’algoritmo valuta in ogni attimo del percorso le possibili traiettorie, assegnando un valore di rischio umanamente calcolato a ciascun utente. Questa valutazione si ottiene moltiplicando la probabilità di un incidente con il danno potenziale in caso di collisione, procedendo a selezionare le traiettorie più sicure. Quelle che eccedono la soglia massima di rischio vengono eliminate. Tra le opzioni migliori, l’algoritmo considera ulteriori parametri come la sicurezza, il comfort e la velocità per giungere a stabilire la traiettoria più adeguata.
Nel giro di poco tempo, queste tecnologie potrebbero diventare disponibili commercialmente, anche se oggigiorno i veicoli autonomi di livello 5 sono rari e appaiono in alcune località come robotaxi. Le attuali sperimentazioni nelle città americane di San Francisco e Phoenix dimostrano che, pur essendo ancora lungo il cammino verso la piena autonomia, l’interesse per la sicurezza e l’etica nelle scelte di guida rimane centrale. Sviluppi futuri promettono veicoli non solo più sicuri, ma capaci di intraprendere vere e proprie scelte etiche in scenari critici.
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