Qualcuno ha pensato a un’idea veramente innovativa per ridurre le emissioni. Ecco come fare in modo efficace.
Le emissioni di metano derivanti dall’allevamento di animali sono un fenomeno che ha attirato sempre più attenzione nel dibattito sul riscaldamento globale. La crescente consapevolezza riguardo all’impatto ambientale delle pratiche agricole tradizionali ha portato a esplorare soluzioni innovative. Tra queste, una startup californiana sembra aver trovato un metodo interessante, che prevede l’uso di alghe nei mangimi per ruminanti. Scopriamo di più su questo approccio rivoluzionario e sugli effetti che potrebbe avere sul nostro ambiente.
Symbrosia, una startup fondata nel 2018 negli Stati Uniti, ha messo a punto un metodo innovativo per ridurre la produzione di metano negli allevamenti. Anche se può sembrare folle pensare che le mucche possano influenzare così tanto il riscaldamento globale, la realtà è che i ruminanti emettono ampie quantità di gas serra attraverso la loro digestione. La proposta di Symbrosia punta all’aggiunta di piccole quantità di un’alga, Asparagopsis taxiformis, ai mangimi per mucche e altri animali. Questa alga, per inciso, è già conosciuta per le sue applicazioni culinarie nelle cucine delle Hawaii. Ciò che la rende interessante è la sua elevata concentrazione di bromoformio, una molecola che ha dimostrato, in studi di laboratorio, di poter ridurre la produzione di metano fino al 90% nei batteri dell’intestino dei ruminanti.
Ci sono comunque alcune note da tenere a mente. I dati riguardanti i mangimi sviluppati da Symbrosia non sono stati ancora pubblicati su riviste scientifiche riconosciute, il che significa che le conclusioni devono essere considerate con una certa cautela. Tuttavia, l’idea alla base di questo studio è affascinante e rappresenta una possibile via d’uscita per il problema delle emissioni da allevamenti. La ricerca di alternative innovative nel settore alimentare è, quindi, più attuale che mai.
Il focus della startup è l’uso dell’additivo alimentare per ridurre il metano prodotto nei ruminanti. L’alga Asparagopsis taxiformis, già nota per il suo uso nella preparazione di piatti hawaiani, è protagonista di questo approccio. L’efficacia dell’alga nel ridurre il metano è emersa già nel 2014 grazie a uno studio condotto da ricercatori australiani. L’indagine ha rivelato che l’alga è capace di ridurre notevolmente la produzione di metano quando introdotta nella dieta dei bovini.
Il bromoformio, cioè il composto presente in gran quantità nell’alga, è la chiave di tutta l’operazione. Si tratta di una forma di metano nella quale tre idrogeni sono stati sostituiti da atomi di bromo, risultando in un composto capace di alterare i processi metabolici dei batteri intestinali. Non si tratta solo di utilizzare un prodotto già esistente, ma di coltivarlo in acquacoltura attraverso sistemi innovativi, come i tubi di vetro a fila, per ottenere una produzione efficace con l’uso limitato di spazio e acqua.
Già nei test attualmente in corso, condotti su allevamenti di piccole e medie dimensioni, si è visto che i risultati sono promettenti: una riduzione della produzione di metano dal 77% al 69,2% utilizzando piccole percentuali di A. taxiformis, rispettivamente all’1% e 0,20%. Tuttavia, occorre ribadire che i dati pubblicati dalla startup non sono stati ancora verificati da studi esterni, il che rende le valutazioni sul campo di fondamentale importanza.
Il metano rappresenta uno dei gas serra più potenti, contribuendo in modo significativo all’effetto serra. Anche se ha un tasso di degradazione in atmosfera relativamente breve, il suo potere di riscaldamento è straordinario: si stima che, su periodi di 20 anni, una tonnellata di metano equivalga a ben 84-87 tonnellate di CO2. Secondo le stime della FAO, l’allevamento di animali è responsabile di circa il 32% delle emissioni antropiche di metano, principalmente a causa della fermentazione enterica, un processo che avviene nell’intestino dei ruminanti.
Di fronte a questo scenario, cresce la pressione per cercare alternative sostenibili. Le istituzioni, sia nazionali che internazionali, si stanno impegnando per iniziare a ridurre la dipendenza dall’allevamento tradizionale, incoraggiando diete a base vegetale o fonti di proteine meno convenzionali, come gli insetti. Per quanto le tradizioni culinarie siano radicate, l’adozione di soluzioni per limitare le emissioni è diventata un imperativo. Molte ricerche stanno già testando anche diversi approcci per migliorare le diete degli animali, variando grassi e cereali e monitorando attentamente la salute degli animali.
Attualmente, l’idea di interrare gli allevamenti di animali sta guadagnando terreno, ma l’abbandono completo dei prodotti animali sembra improbabile. La ricerca di strategie che possano ridurre le emissioni è dunque fondamentale per salvaguardare il nostro pianeta. Symbrosia rappresenta un passo in questa direzione, dimostrando quanto possa essere innovativa l’agricoltura sostenibile.
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