Milano, violenze di Capodanno: ascoltati i testimoni di abusato “tahrrush”

Episodi di violenza collettiva e molestie sessuali hanno segnato il Capodanno a Milano, con diverse vittime che denunciano un clima di terrore e indifferenza durante le celebrazioni.

L’atmosfera di festa a Milano durante la notte di Capodanno è stata macchiata da episodi di violenza collettiva che hanno scosso la città. Oggi, una donna e suo marito, vittime dello stesso clima di terrore, saranno ascoltati dagli inquirenti. Il loro racconto aggiunge altri dettagli alle denunce già presentate, ipotizzando una matrice di violenza simile a quella già registrata in occasioni precedenti.

La notte di Capodanno e le violenze a Milano

Il 31 dicembre scorso, una folla di trenta-quaranta giovani ha dato vita a una serie di molestie sessuali di gruppo nella centralissima Piazza Duomo. Tali atti, noti come “tahrrush gamea”, si sono verificati in diverse forme e hanno coinvolto molte donne, creando una situazione di panico e angoscia. Nella confusione, una donna emiliana è diventata una delle vittime. Il marito è intervenuto per salvarla, riuscendo a tirarla fuori dall’accerchiamento del gruppo, come riportano le testimonianze iniziali.

Le violenze sarebbero avvenute in un contesto di indifferenza generale, dove la massa ha assistito, forse impietrita, a una serie di abusi che né la vittima né il suo marito avrebbero mai voluto sperimentare. La denuncia di questa coppia si inserisce in una narrazione di violenza sistematica, che ha visto altre donne coinvolte in situazioni simili durante la stessa notte.

Le indagini della Procura e le vittime

Le inchieste sono affidate alla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e alla pm Alessia Menegazzo, che lavorano a stretto contatto con la Squadra mobile per raccogliere testimonianze e prove. Sinora, sono almeno cinque i casi segnalati, alcuni caratterizzati dalla presenza simultanea di più vittime. La prima a far emergere queste violenze è stata una studentessa belga, che ha avuto il coraggio di raccontare quanto accaduto nei pressi del Duomo e della Galleria, dove si trovava con amici, tra cui tre ragazze.

La denuncia della giovane ha aperto la strada ad altre segnalazioni, comprese quelle di un’avvocata lombarda e di una donna inglese, quest’ultima presentata in Gran Bretagna. Queste confessioni non solo evidenziano la gravità degli eventi, ma anche la necessità di un intervento concreto per prevenire simili atti di violenza in futuro.

Un futuro di audizioni e identificazioni

Oggi, oltre alla testimonianza della donna emiliana e del marito, continuerà un ciclo di audizioni per raccogliere ulteriori dettagli da parte delle vittime e dei testimoni. Gli inquirenti si concentrano sull’identificazione di coloro che hanno partecipato attivamente agli atti di violenza, utilizzando ogni strumento a disposizione per mettere in luce i crimini avvenuti.

L’assenza di un’adeguata protezione durante eventi pubblici come il Capodanno pone interrogativi sulla sicurezza in tali occasioni. Mentre la città si riprende dall’eco di queste violenze, resta cruciale garantire sicurezza e rispetto per tutti durante le celebrazioni e gli eventi di massa. Il percorso della giustizia continua, e si spera che questo episodio possa contribuire a una riflessione più ampia su come affrontare e prevenire la violenza di genere.

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