La scoperta del corpo di un neonato all’interno della culla termica della chiesa San Giovanni Battista di Bari ha aperto un’inchiesta che si fa sempre più intricata. Secondo gli ultimi accertamenti, il bambino, di circa venti giorni, sarebbe stato abbandonato vivo ma senza che siano state attivate le procedure di emergenza necessarie. Questo episodio tragico ha sollevato interrogativi sulle responsabilità e sulle misure di sicurezza della struttura, coinvolgendo le forze dell’ordine in un’indagine per abbandono di minore e omicidio colposo.
La culla termica: uno strumento di salvataggio?
La culla termica è un dispositivo progettato per offrire un rifugio sicuro ai neonati abbandonati, garantendo così un’opzione di salvataggio per ogni bambino in difficoltà. Tuttavia, la chiamata d’emergenza dal dispositivo, che dovrebbe attivarsi automaticamente in caso di utilizzo, non è mai stata ricevuta dal parroco. Questo particolare ha sollevato non pochi interrogativi sul funzionamento della culla, sulla sua manutenzione e sulla responsabilità dei soggetti coinvolti nella sua gestione.
Il parroco, don Antonio Ruccia, è attualmente sotto inchiesta, insieme al tecnico Vincenzo Nanocchio, che nel 2014 ha installato la culla nella chiesa e che ha eseguito lavori di manutenzione all’alimentatore. Proprio per questo, le forze dell’ordine stanno esaminando le procedure di verifica e controllo che dovrebbero vigere per garantire il corretto funzionamento di tali dispositivi. La domanda che aleggia è se ci siano state mancanze nell’installazione o nella manutenzione che abbiano potuto influenzare la situazione drammatica e tragica del neonato.
Le indagini e i risvolti legali
A seguito del ritrovamento del corpicino, le autorità hanno avviato un’indagine che si focalizza su due principali filoni: l’abbandono del minore e le eventuali responsabilità legate alla morte del bambino. Le indagini sono ancora nelle fasi iniziali, ma i risultati delle analisi legate alla culla e gli esami sul bambino potrebbero rivelare ulteriori dettagli.
In particolare, è fondamentale comprendere se il neonato avesse bisogno di soccorsi immediati e se gli interventi previsti per attivare il protocollo d’emergenza abbiano funzionato. Inoltre, il coinvolgimento del tecnico Nanocchio, che ha eseguito un intervento sulla culla poche settimane prima, potrebbe diventare cruciale per stabilire eventuali responsabilità in merito all’accaduto.
Il contesto sociale e culturale
Il dramma si inserisce in un contesto più ampio, dove il fenomeno dell’abbandono dei neonati continua a suscitare preoccupazione. La chiesa San Giovanni Battista, come molte altre realtà simili, ha da sempre rappresentato un punto di riferimento per le donne in difficoltà che si trovano a dover affrontare una gravidanza indesiderata. La culla termica, quindi, doveva fungere da garanzia di un’alternativa sicura per neonati in pericolo. Tuttavia, questo tragico episodio mette in luce quanto sia fondamentale non solo fornire spazi di salvataggio, ma anche garantire che tali risorse siano sempre funzionali e pronte a intervenire.
Le autorità e le organizzazioni locali si trovano ora di fronte a una doppia sfida: da un lato, continuare a promuovere la cultura della vita e della protezione dei più vulnerabili, e dall’altro, rispondere alle domande e alle ansie della comunità, che si sente scossa da un episodio così doloroso. Allo stesso tempo, è necessario riflettere sulle politiche di supporto e protezione per le donne in difficoltà, affinché simili tragedie non si ripetano in futuro.