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Rapina di Piacenza, parlano i testimoni: “Speravo solo di non diventare la loro vittima”

La rapina di Piacenza attraverso gli occhi dei testimoni: un vero incubo. 

Negli ultimi giorni, Piacenza è stata al centro di un evento che sembra uscito da un film d’azione. Una rapina audace e ben pianificata alla sede Dhl di Monticelli d’Ongina ha lasciato i testimoni scossi e increduli. Le prime ore di domenica hanno visto l’arrivo di una banda armata che ha seminato il panico, gettando nel caos l’intera area. La ricostruzione dei fatti attraverso le parole di chi ha vissuto quei momenti drammatici fa venire i brividi, ma svela anche il coraggio di alcuni.

I testimoni raccontano il panico

“Io ero lì, è stato un vero incubo”, racconta un testimone chiave che si trovava nei pressi del magazzino al momento dei fatti. La storia di questa rapina è stata testimoniata in gran parte da coloro che, loro malgrado, si sono trovati coinvolti. Proprio mentre stavano vivendo una domenica tranquilla, la loro routine è stata stravolta. “Sembrava di essere in un film”, continua. L’idea che una banda di malviventi, armati e altamente coordinati, potesse scegliere un luogo così affollato e strategico per un assalto ha lasciato tutti senza parole.

Un vigile del fuoco tenta di domare il rogo acceso dai rapinatori per fuggire indisturbati (Salvo Sottile Facebook) – Bajo.it

Le descrizioni parlano di urla, colpi di arma da fuoco e fuoco che avvolgeva i veicoli in strada, contribuendo a creare una vera e propria scena d’apocalisse. Le guardie giurate, tre in totale, si sono trovate in una situazione in cui la loro sicurezza non era garantita e non hanno potuto fare altro che tentare di proteggere se stessi e coloro che si trovavano lì con loro.

Il coraggio sotto il fuoco

Un altro testimone, un imprenditore della zona, ha descritto come avesse iniziato a “sperare di non diventare una vittima”. Tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro, si è ritrovato ingabbiato nel teatro dell’orrore. Rocce di fuoco che bloccavano il suo cammino e il suono assordante degli spari lo hanno costretto a rimanere distante da casa. Nel momento del bisogno, ha fatto la cosa giusta contattando le autorità. “Non potevo uscire, ma nemmeno restare immobile, così ho chiamato il 112”, ha dichiarato.

Le forze dell’ordine, una volta arrivate sulla scena, si sono trovate a fronteggiare una situazione disperata, e i testimoni hanno cercato di fornire assistenza. “Ho attraversato gli sbarramenti con la mia auto per portare aiuto ai carabinieri”, ha continuato l’imprenditore, con la voce tremante mentre ricordava quei momenti concitati. La collaborazione tra i civili e le forze dell’ordine è vitale in situazioni estreme come questa, e la sua prontezza ha dimostrato come la paura possa stimolare l’istinto di proteggere gli altri.

Le indagini e il bottino

Dopo che il caos si è placato e la calma è tornata, l’attenzione si è ora rivolta al bottino: circa un milione di euro in merce rubata, principalmente costituita da strumenti informatici ed elettronici. Questo dato ha allarmato ulteriormente gli inquirenti e ha messo in evidenza l’azzardo e la complessità del colpo. I carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola e del Nucleo investigativo di Piacenza stanno investigando a fondo sull’accaduto e cercando di ricostruire il piano meticoloso dei rapinatori.

Gli agenti stanno sfruttando ogni indizio, sperando che qualche dettaglio, anche sottile, possa risultare utile per rintracciare i malviventi. “Sembrano aver pianificato tutto con cura”, ha commentato il comandante delle forze locali, sottolineando l’intensità delle operazioni in corso. Ogni sviluppo nelle indagini è guardato con attenzione, perché la sicurezza della comunità non può essere messa a rischio da atti così violenti e traumatizzanti.

Manfredi Falcetta

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